Aurora, benvenuta con “Le intermittenze dell’amore”. In questo tuo secondo libro di racconti, si nota un aspetto inedito. Ne vuoi parlare?
Il libro nasce in quel momento ancora debole della mia malattia. E’ dedicato “A tutte le donne che ho incontrato in Ginecologia chemioterapica”, donne strappate alla loro vita. Donne non tutelate in maniera sufficiente dalla legislazione. Diventa un grande problema anche andare in ospedale per la cura, se non hai nessuno che ti può accompagnare.

Quindi, la scrittura come una forma di terapia
La scrittura come terapia aiuta a superare i momenti dolorosi della tua vita. Esprime tutto un vissuto nel quale molte donne si possono riconoscere. Non volevo parlare direttamente della malattia, ma accennarla qua e là in maniera pacata e sincera.
Il lavoro sulle parole più curato e lo stile più ricercato esprimono una maggiore consapevolezza
La materia è delicata e ho cercato uno stile coerente. L’ introspezione spinge a un lavoro certosino sulle parole, attraverso un accurato esercizio finché senti che una parola risuona e contribuisce a creare un ritmo all’interno del testo.
“Le intermittenze dell’amore” dà l’idea di un titolo ambizioso
Il titolo lo abbiamo scelto insieme, l’editore ed io. L’amore è sentito e narrato come una forza straordinaria e elettrica che entra ed esce dalla nostra vita in maniera discontinua e arbitraria come la corrente. A volte cambia d’intensità a volte si interrompe. E in qualche modo mette in guardia il lettore.
Il racconto “Cecilia al seggio” nel 2016 è stato vincitore del terzo premio al concorso letterario Città di Arcore, e del Premio letteratura italiana contemporanea, bandito da Laura Capone
Sì, una bella soddisfazione. E’ stato molto apprezzato. Ho dato forma all’idea del racconto nel racconto, inserendo nella narrazione il tempo circolare. Un tempo che ho cercato di rendere intenso e vibrante. Virginia è una scrittrice malata che non riesce ad ultimare il racconto “Cecilia al seggio” ed io , scrittrice, sto scrivendo un racconto con lo stesso titolo.
Com’è nato questo racconto?
La circostanza me l’ha fornita la signora Cecilia, incontrata per caso. L’ho osservata, una donna che faceva fatica a inserire la scheda nell’urna elettorale. Mi ha sorriso. Ma nel frattempo ero anch’io malata. Così ho dovuto dilatare i miei tempi, scrivere il racconto in un altro momento. Come incastri di matrioske, anche la malattia di Virginia e Cecilia viene ricucita attraverso l’atto dello scrivere, che diventa terapia.
Come nel primo libro “Se mi racconti, semi di storie da viaggio” (2014), rivivono i luoghi della tua esistenza, tra Acri in Calabria, e Chiari nella pianura Padana. Perché ritorni su questa scelta?
Ancora un modo per parlare del legame con la mia terra, Acri, la Calabria, tra le terre dimenticate, quasi una terra di confine. Non ho avuto bisogno di inventare. I luoghi, i personaggi sono reali. Ma è un omaggio anche ai luoghi in cui abito ora, da circa vent’anni.

In “Cecilia” si ritrovano luoghi e abitudini clarensi
Sì, il duomo di San Faustino la domenica mattina, i pasticcini e il profumo di cioccolato dellapasticceriaMarconi che sale da via XXVI Aprile in piazza Zanardelli, i rintocchi del campanile. Ma anche la campagna con le sue cascine e la Seriola, le gite al fiume Oglio. Insomma, un sentito omaggio a Chiari.
Una bella collaborazione anche con l’editore
L’editore Scarciglia sapeva che la scrittura era la mia lenta terapia. Quando gli ho mandato i racconti, me li ha pubblicati immediatamente. La copertina invece l’ho proposta io, con foto di un amico, amante della fotografia. Si chiama Gorka Samos Ezdakizue, basco, ma ora abita in Bretagna.
e con un amico fotografo
Sono foto di valore, senza prezzo, infatti Gorka non le vende, le regala. La foto della copertina è composta da un collage, metafora dell’esistenza. Mi faceva piacere che in un libro cui tengo molto ci fosse l’intervento di un amico. Lavora in un centro per persone adulte diversamente abili. Conosce la sofferenza.
Quando sarà la prossima presentazione del libro?
A gennaio, il libro è stato presentato ad Acri, nella mia terra. Il 31 marzo, la presentazione si terrà al caffè-letterario San Marco, a Trieste. Interverrà il professor Graziano Benelli, che ha curato pure la postfazione. Gli piace l’idea della presentazione del mio libro che parla anche della Calabria, in una città come Trieste, perché -dice- entrambe sono come terre estreme, di confine.

Claudia Piccinelli
vedi link: www.libriegiornali.it
vedi link: Il Giornale di Chiari