LA BOTTEGUCCI A A . Le due AA finali accostate richiamano l’iniziale dei loro nomi: Anna e Aliete e la felice realizzazione di un sogno.
Aliete nell’ incontro con Anna ha scoperto l’inizio di una rinascita.
Dal Brasile in Italia con due valigie
Sono italo-brasiliana. Mi chiamo Aliete, ma il nonno Anastasio Pillon mi chiamava sciuchigna perché da piccola giravo sempre in casa con un biberon. Non si sa perché nonno Anastasio abbia deciso di cambiare nome e farsi chiamare Ernesto. Un nonno molto affabile. Grazie a lui, casa mia era un punto di ritrovo, arrivavano riviste anarchiche. Ho visto andare e venire molte persone. Poi ho lasciato il Brasile. Sono arrivata in Italia con due valigie e mi sono reinventata la vita. In un podere nella spianata di Gimignano ho iniziato a coltivare la terra, a zappare. Vendevo il mio raccolto a prezzo fisso: tutto a 1euro al chilo. Ero in perdita. Mi consolavo dedicandomi al cucito creativo.
Da bambina la macchina da cucire, il mio parco giochi
Con le forbicine, aghi, fili colorati, pezzi di stoffa che la mia mamma mi aveva regalato, giocavo a fare la sarta per le mie bambole. A sei anni, la macchina da cucire e la scatola da lavoro erano il mio parco giochi.Mentre studiavo Ragioneria frequentavo anche la scuola nazionale di sartoria Sebrai ad alta professionalità. Ho imparato a fare un cartamodello, prendere le misure. Durante le visite alle fabbriche in Brasile mi hanno insegnato a riconoscere i tessuti al tatto: la morbidezza, un sintetico o una fibra naturale come il lino. Bellissimo vedere le trasformazioni della lana grezza, la cardatura, la filatura fino alla tintura dei tessuti.

Nel mio cucito illustrato, i colori della mia terra
Confezionavo abiti per me, gonne e vestiti particolari, ma la sartoria non mi gratificava. Mi piaceva creare in modo originale. Così ho iniziato a dedicarmi al patchwork e infine al cucito illustrato, la mia vera passione. La tecnica è nata in Inghilterra. Usano un tessuto termoadesivo e il disegno rimane stampato. Io invece prendo un quadrato di tessuto e disegno con la macchina . E’ libera, ho tolto il cursore e la guido dove voglio io. La macchina da cucire è la mia matita. Un disegno non è mai uguale all’altro. Segnalibri con i papaveri rossi per i Partigiani, gatti, tanti gatti. I gatti vanno a ruba. Petali di fiori dal peduncolo sinuoso, pecorelle nere, uccellini lettori con gli occhiali.

Ho bisogno di colore. Per rievocare la mia terra, se chiudo gli occhi vedo una vastità arancione. Il Brasile ha una luce intensa. Il cielo notturno immenso, luminosissimo pieno di stelle luccicanti molto vicine tra loro.
Sento tutto il calore brasiliano nelle mie spille con le faccine fantasiose. Sono un sorriso, un sorriso che ti porti a spasso.

Il mio combustibile: le amicizie e l’incontro con Anna
Tiziana e Roberta sono state il mio combustibile . Venivano a casa e mi chiedevano di cucire, confezionare. Mi hanno spronato: – Mi servono le spille. -Vorrei regalare una borsa. -Tra poco avrò un compleanno. Con tutta la tua immaginazione – mi dicevano -lascia la terra e dedicati al cucito creativo. Poi l’incontro con Anna ai mercatini, per le vie del borgo. Lei aveva una bancarella di libri usati. Dal primo sguardo è nata subito una complice intesa. Poco tempo dopo, Anna mi propone: -Perché non prendiamo insieme uno spazio per uno spaccio di cultura e arte?

Nel cuore di Genazzano, una tavola di salvezza. Cinzia ci ha messo a disposizione una bel locale, sulla pubblica via San Paolo, proprio dove il padre un tempo teneva la sua bottega di riparazioni di ferri da stiro, televisori e di tutti i primi piccoli elettrodomestici da cucina. Voleva affidare la vecchia bottega del padre a persone speciali, per iniziative aperte. E finalmente l’inaugurazione della nostra Bottegucci AA, Anna con i suoi libri, io con il mio cucito creativo.
Borse, struccante, assorbenti lavabili, copri-barattoli
Le mie borse sono in fibre naturali, canapa, cotone, lino. Ben foderate all’interno, nessuna uguale all’altra, devono essere capienti. In una borsa ci trovi una vita !

I copri-barattoli in tessuto sono rifiniti a forcella, quella ereditata dalla mia nonna Amalia, fatta apposta dallo zio Augusto, in metallo sottile. Ne aveva una di legno, più grossolana. Ma preferiva trine delicate. Mi aveva insegnato a usarla, e a lavorare all’ uncinetto.

Ho ideato struccanti in fibra di bambù e cotone biologico, importato dalla Germania con controllo oeko-text. Mi sono cimentata anche nella realizzazione di assorbenti da donna lavabili. Me li aveva chiesti Elisa, di Zolle nomadi. All’interno, spugna di canapa assorbente, a contatto fibra di bambù. Quattro strati in tutto, compreso il tessuto impermeabile in maglia di cotone. Garanzia tre anni!

Fatine scapigliate e angioletti monelli
Le mie fatine scapigliate, gli angioletti monelli con gambe lunghe penzoloni non hanno braccia, ma alucce aperte pronte a spiccare il volo. Ricamo gatti alla base e sopra i taschini per rinnovare camicie usate. Sono un po’ gattara, si capisce. Lavoro dalle nove del mattino fino a sera. La mia testa frulla anche di notte. Sul comodino tengo un quadernetto per gli appunti, quando magari nel sonno un’idea bussa e mi sveglia.
Preparo in casa la mia stanza-laboratorio ben organizzata e ordinata. Inizio la giornata con la consueta ritualità. Accendo una candelina, un po’ di incenso alla lavanda mi aiutano a rilassarmi. Ascolto Mozart. Anche se non ho ispirazione mi siedo davanti alla finestra. E guardo il Colle Pizzuto. Aspetto la mia musa ispiratrice, senza fretta. Fin quando arriva. A volte mi suggerisce lavori orientali, fiori immaginari dallo stelo lungo e corolle come coppe di allegria, numeri colorati in pannolenci imbottito per fare le operazioni matematiche e la tabella con il gioco del tris. Tra le figure in rilievo del Memory voglio che spicchi il libero pappagallo brasiliano.

Accanto a me c’è sempre la gatta Balù. Non mi lascia mai. Si accovaccia sul tavolo e osserva ogni mio movimento. E poi c’è Hugo, il mio maltesino, seduto per terra, silenzioso. Dove c’è Balù c’è Hugo. Sembrano i miei custodi.

