L’ iniziale passione per la danza conduce Anna Rita Cefaro, Maestro d’arte, a disegnare il suo corpo nello spazio accompagnata dal tempo della musica. In seguito, Anna Rita accarezzerà con gesti liberi e ritmici l’argilla, terra della Madre Terra. Con la danza delle mani, gesti ancestrali daranno vita a creazioni personali e uniche, ogni volta reinterpretate in modo originale, ispirate all’ascolto del ritmo della natura.

Gli inizi con la scuola di danza e musica “BOB” fondata dal maestro Bussotti
Con la scuola “Bussotti Opera Ballet”, a Genazzano la mia adolescenza è trascorsa al ritmo della danza. Sylvano Bussotti (1931-2021) musicista rivoluzionario inventava spartiti che sembravano opere d’arte. Nello spettacolo “Battaglia blu” tra danza e musica sul palco del Ninfeo del Bramante, io danzavo da sola, accompagnata dalla voce della cantante sarda Tomasella Calvisi, studiosa di canto contemporaneo. Grazie a lei, ricontattata , con un lavoro di pulitura e di rimontaggio dei video creduti perduti, siamo riusciti a recuperare questo spettacolo di circa trent’anni fa .


Il corpo nello spazio
Danza, corpo, spazio, linee del foglio. Considerare il vuoto e il pieno. Una frase di una mia insegnante: “immagina il tuo scheletro” riferito all’immaginazione delle linee nello spazio , mi ha suggerito l’importanza della consapevolezza del corpo nello spazio. Così , in seguito, ho portato i miei figli bambini a conoscere i luoghi, i vicoli del borgo, tra ponti e scalinate. In estate al rio, sotto la Valle delle rane e al Colle Pizzuto, mi inventavo con loro giochi di scoperta.

Credo di avere sempre avuto voglia di fare qualcosa con le mani
All’inizio coloravo stampe su commissione con mio marito Mario Ricci, pittore e decoravo nature morte a acquarello e mezza tempera.


Ho scoperto la ceramica dopo che i miei figli erano cresciuti. Un momento di vuoto. All’inizio per tre anni, ho frequentato i corsi dell’artista ceramista svedese Karin Lindstrom , a Rocca Priora, una mattina a settimana.Un laboratorio con molte straniere, portatrici di uno sguardo altro sul mondo, uno spazio creativo e inclusivo. Un’esperienza unica.

Modellare l’argilla è azione e meditazione
Apprendere, imparare da grandi si è liberi dal giudizio degli altri, dalla paura di non riuscire. Quando curi un’argilla sei inglobata, ovattata, isolata dal resto. E già questo è meditazione. Ho scoperto che meditavo in modo inconsapevole, in un dialogo profondo con l’interiorità.

A settembre 2015 ho iniziato il corso, a dicembre dovevo occuparmi di mia madre, ma ho deciso lo stesso di continuare.Le portavo a casa i miei manufatti . Mi ricordo il primo, una ciotola color verde acido. Lei non ci vedeva, li accarezzava con le mani. Apprezzava, era contenta. Per me una valvola di sfogo.

Lavorare al tornio, un rapporto tra corpo e strumento
Dal tornio, con il ritmo del movimento si sprigiona una forza creativa capace di dare vita a opere che vengono restituite al mondo arricchite dal gusto e sentire personali. Serve molto esercizio e Karin mi ha lasciato portare a casa il suo tornio. Anna Maria D’Attilia , amica disponibile e solidale , mi ha offerto la possibilità di cuocere le mie opere nel suo forno. Entrambe aspettavamo il risultato della cottura con preoccupazione . Si devono aspettare ore prima che il forno scenda sotto i 100 gradi: domani, vedrò i miei lavori. Ma poteva succedere che qualcosa si rompesse. E così confidavamo impazienti nell’attesa della sorpresa finale.

In seguito, ho comprato un forno per la cottura della ceramica e l’ho messo sul balcone di casa. In estate lavoravo nell’ingresso con tutta l’argilla sparsa in giro.
Quando la malattia di mia madre si è aggravata, anche in quel caso lavorare la ceramica mi ha aiutato. Le ho fatto arrotolare le palline di argilla. Le lavorava tra i palmi. Riuscivano irregolari. Le voleva rosse, allora io gliele coloravo con lo smalto rosso.
Iniziava a volte le palline senza argilla in mano, ma come se l’avesse. Ne ho fatto collane. Non le ho conservate.

Ho imitato i semi dei papaveri e reinventato forme in terracotta con una sola cottura e passate a cera.


Mi sono ispirata alle pintadere sarde usate per marchiare il pane, ritrovate nei nuraghi. Le mie pintadere possono essere elementi decorativi da muro, o da tavola come sottopentola.



I miei lavori esposti alle mostre

Le mie collaborazioni e il piacere di lavorare con i bambini
Per un laboratorio organizzato in una scuola dell’infanzia, ho realizzato manufatti, poi rotti in tanti pezzi e messi sotto terra. I bambini dovevano simulare uno scavo e portarli alla luce. Si potevano così cimentare in attività di piccoli archeologi.



Mi sono iscritta al corso Bottega del racconto, tenuto da Silvana Verduci. Così ho preso spunto anche da vari libri come Zoologia fantastica di Borges per ricreare il mondo animale e personaggi effimeri.

Con due personaggi effimeri , ho partecipato al concorso CERAMICAPPIGLIANO dal tema Ceramiche bestiali .

Il Pignucolo
Barba e muso lungo
Cupo immobile e smunto
Si fissa sempre in un punto
E se quel punto incomincia a camminare
Lui diventa triste perché non sa che fare
Allora pensa…forse è meglio ballare.
La Griffiera
Metà pinguino metà giraffa
A vederla appare piuttosto buffa
Elegante un po’ timida ma fiera
Di trasformare tutto ciò che è in ciò che era
Vive lontano ma se ti capita vicino
Stai attento…potresti tornar bambino.
Il mio laboratorio sulla salita del Biraretto
Sulla via Andreani, conosciuta dai più anziani come la salita del Biraretto, dove prima c’era la trattoria Belvedere ora ci sono io con il mio laboratorio di ceramica. Lavoro nella cucina dell’ex trattoria. L’esposizione delle mie opere l’ho allestita nella stanza sul retro,che affacciava su una terrazza e il belvedere.


I miei progetti
Mi piacerebbe continuare i laboratori con i bambini. Realizzare oggetti, frutta autunnale e lasciare i manufatti nei luoghi del borgo.
Oggi il rapporto con il tempo è sospeso. Non c’è più tempo. La passeggiata libera, invece, ha bisogno della lentezza per favorire un rapporto fisico con lo spazio, per abitarlo e sostarvi. E il borgo, attraverso il gioco, ben si presta all’esplorazione.

Ecco, sì mi offrirei per accompagnare i bambini alla scoperta del mondo.