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Anna Maria

Il ricamo di Anna Maria come atto rigenerante

Dalle scatole di cartone riposte da tempo nell’armadio con meticolosa cura,  rivedono la luce capolavori dell’arte del ricamo, un’arte appresa fin da bambina. Le mani operose e leggiadre di Anna Maria D’ Attilia sono capaci di far germogliare fiori dai petali cangianti,  delicate corolle dalle tenui sfumature, o acini dalle tinte vivide  come quelle dell’uva rossa.

Per Anna Maria, ancora oggi tessuti e stoffe sono come  tele di un pittore, sfondi da decorare con sinfonie di colori. Con ago e filo tratteggia punti fitti, precisi e lenti. Gesti  antichi tramandati, appresi, a volte rubati con gli occhi. Mentre apre la scatola dei rimasugli di fili, il suo ricordo corre alla cartina della metropolitana di Parigi, con tutte quelle sue linee intersecate e colorate, proprio come le matassine di filo da sbrogliare.  Piacevole perdersi nei fili di memoria intrecciati nei racconti di Anna Maria.

Piccoli ritagli per la bancarella del mercato, nel presepe


L’ho allestita con i ricordi di quando andavo al mercato, sotto il ponte del castello Colonna.  Ritagli insignificanti di stoffe conservati da mia nonna Maria sono rinati. In alto alla bancarella del venditore di tessuti nel presepe, ho sistemato tessuti più invernali: lane,  damascati,  flanella per pigiami e camicie da notte,  mussola per le sottovesti delle donne anziane.  Sotto, i più tessuti più leggeri, stoffe per camicette. Quelle blu servivano per i pantaloni e giacche di lavoro in campagna. A terra: teli lenzuola per sotto, per sopra e fodere resistenti per materassi. La bancarella sembrava vera.

Ogni punto ha una storia
Come il punto stuoia, lo appresi da mia madre. Faceva la sarta.  Nella bottega di sartoria di  Adele Fratino, ci andava con l’amica Adriana. La sarta più importante del paese  insegnava a realizzare modelli di base, tagliare tessuti per dar vita a creazioni sempre nuove.

mamma Nicolina con l’amica Adriana

I vestiti non si compravano. Tante riazze  andavano da Adele Fratino per  imparare a cucire, ricamare, lavorare con i ferri, all’uncinetto. Si  cucivano vestagliette per la casa, pantaloni da uomo per i lavori in campagna. Si imparava e si lavorava: accorciare un orlo, stringere, scucire e rifare. La figlia Ezia insegnava a cucire i vestiti della festa. Al tempo, c’era  anche la scuola di perfezionamento.  

Scuola di perfezionamento cucito- Genazzano

Storie di punti che uniscono persone ai luoghi
Ero attratta  dai colori della natura intorno a Colle Gentile.  Il disegno e l’arte del ricamo mi incuriosivano.  Quando uscivo da sola, la prima tappa era sempre verso il castello, poi sosta davanti la casa di Cecilia.  Ragazza  piccolina,  visetto affusolato e pallido, occhi grandi verde menta e capelli color tortora. Sembrava uscita da un libro delle fiabe. Ogni giorno, sedeva fuori la porta di casa su una sedia di legno e paglia,  le gambe appoggiate a una sedia ancora più piccola, e le inseparabili lucide scarpette rosse.  Si immergeva nel suo ricamo. Nella ripetitività dei gesti, chissà quali pensieri avranno attraversato la mente di Cecilia.

La Cecilia di Anna Maria

Rimanevo immobile  ore e ore incantata: punto per punto, filo per filo. Aspettavo paziente il colore successivo. Imparai con gli occhi. A casa provai a riprodurre il punto ombra di Cecilia su una stoffa celeste. Vinsi la sfida, orgogliosa. Avrò avuto dieci anni.

I miei ricami con i disegni di Cecilia
Col tempo e l’esperienza, tra i 16 e i 19 anni i miei ricami divennero così accurati, precisi da non riuscire a distinguere il retro. Era il trucco per capire la perfezione di un lavoro. Cecilia mi lasciò copiare qualche disegno. Altri li  ripresi da un libro di lettura. Ricordo ancora la pagina.

Il lenzuolo azzurro misto lino, da un disegno su carta velina  ricamato a punto ombra per un effetto trasparenza, e punto pieno,bombato, quasi tridimensionale.

Per il lenzuolo rosa, invece mi  ispirai ai colori della vite perché ero affascinata dai tralci rossi dell’uva americana.

Un altro lenzuolo bianco in cotone a punto pieno e con l’aiuto di uno stuzzicadenti, a punto Pisa.

Altre ispirazioni

Il disegno per questa grande tovaglia con ricami a punto pittura lo ripresi da un servizio di piatti.

Tovagliette con tovaglioli a intaglio

Centri in lino a intaglio per il regalo alla mamma

I camicini in tessuto batista riprendono  invece il disegno dei camicini ricamati da mia madre. Reinventai il motivo.

Ricordo un viaggio a Roma, apposta per comprare della tela celata, per provare a fare il pizzo rinascimento.

Asciugamani in canapa

Conservo una salvietta di canapa mai usata. Ha il marchio ancora incollato “ garantito Pura canapa del Centro Difesa Canapa 02 87053” sembra un cimelio del Museo della Canapa di Pisoniano.

I punti di Anna esperta ricamatrice
Ammiravo con interesse  anche disegni e ricami di Anna, conosciuta in paese per le sue creazioni. Metteva in mostra i suoi lavori al piano terra, in una stanza del castello Colonna dopo il grande portone.

Insegnava alle bambine e alle riazze a ricamare. Da piccoli fazzoletti, a tovagliette, tovaglie, lenzuola. Alcune donne ora sono fini ricamatrici.  I vetri  velati da sottili tendine  impreziosite da ricami, trine, merletti conferiscono alle loro case un fascino senza tempo. 

I punti rubati all’altare nel giorno dei Sepolcri
Curioso il centro in bisso di lino bianco  a punto pisano e punto rammendo, per orli a giorno importanti, e con il bordo all’uncinetto. Perché il bordo lo ripresi da un pizzo dell’altare esposto durante il giovedì  dei Sepolcri, quando le donne preparavano nelle chiese il sepolcro a Cristo, portando azalee dei loro giardini. Mi sedevo sulla panca vicino all’altare. Assorta, sbirciavo il punto del ricamo. Lo fotografavo nella mente. A casa lo riproducevo.

La mia tovaglia sull’altare

Entrando nella  chiesa di San Nicola il 2 giugno ho avuto una grande sorpresa:  una tovaglia ricamata da me, per l’altare del santuario della Madonna del Buon Consiglio a punto pittura e con i simboli dell’ Eucarestia. Mai esposta. Pensavo non fosse piaciuta. Invece eccola trentacinque anni dopo sull’altare di un’altra chiesa, quella di San Nicola proprio nel giorno di festa dell’ Infiorata. Dimostrazione che è stata gradita.

La tovaglia sull’altare della chiesa di San Nicola
particolare della tovaglia di Anna Maria

Un filo d’edera lega tre generazioni
Gli insignificanti rimasugli di stoffe  di nonna Maria, conservati in rotoletti legati con nastrini di tessuto, si rivelarono preziosi. Ritagliai foglie da applicare  su una tovaglietta.

 Le foglie dell’uva le copiai dal lenzuolo di mia madre. Credo  abbia, a sua volta,  ripreso un filo d’edera, molto simile a quello  della vite, dal frontalino dell’armadio fatto a mano da Custarello, un intarsiatore che lavorava su commissione. Come un passaggio di mano in mano, con fili di colore sfumati, ricamai grappoli d’uva rossa accanto alle foglie applicate, copiate dal lenzuolo di mia madre, ma ritagliate dalla sottoveste di popeline di mia nonna. Su una tovaglietta americana si incontrano tre generazioni.

Punti lasciati in eredità: il lavoro incompiuto di Palmira
Dei tre asciugamani usciti dai cassetti di mia nonna, uno non era finito. Mancavano venti centimetri. Faceva parte della dote di zia Palmira, sorella di mio padre, morta a 23 anni. Lasciò incompiuti quei venti centimetri quasi li avesse passati  in eredità a me affinché li completassi. Li ultimai io a punto gigliuccio. E aggiunsi un ricamo. E’ l’unico lavoro al quale sono affezionata, l’unico  in bella vista.


Ricamare oggi, per Anna Maria, non è solo una passione di tendenza. Rappresenta  un  recupero del gesto manuale, un gesto di cura. Una forza calma che  vivifica il pensiero creativo,  impoverito dal furto quotidiano del tempo.  Il ricamo come atto per godersi il piacere rigenerante della lentezza.