Al momento stai visualizzando Alberi di lana
Alberi di lana

Alberi di lana

Nella piazza del borgo medievale, la sede dei simpatici  Giovani Maturi si è trasformata in un laboratorio operoso.  Oggi, giornata dicembrina ancora soleggiata, le donne di Genazzano hanno iniziato presto a lavorare. Tutto dovrà essere ultimato per tempo.

Intrecci condivisi

Ognuna è maestra per sé. Si sentono tutte allieve. A una viene un’idea? La condivide. Anna fa le stelle. Silvana è più per la cucina:- Scucio, faccio le perole, mentre nel forno si cuociono le crostate e i dolcetti all’anice.
Rita è social, è più rifinita, sa regolarsi. E’ un’artista.  L’idea è venuta a lei.

Rita

Anna Rita è la presidente. Cuce,  assembla e monta  gli alberi. Mario Picchio fa le strutture, è l’architetto degli alberi.  Un falegname tutto fare. Silvana:- Quando manca lui ci troviamo perse. Se serve piantare un chiodo, cambiare una lampadina:- E che ce vo’?  Fa il lavoro e non si lamenta. Non lo vedi mai arrabbiato. Un uomo proprio speciale.

Le strutture di Mario Picchio


Anna:- Non mi viene l’anello magico. Lo devo fare perfetto:  uncinetto numero 3, cotone  bianco e un filo argentato per iniziare la stella.
Anna Rita  con gli aghi lunghi per la lana unisce tutte le pezzette colorate una a una, fino a quando l’albero prenderà forma.


 Il punto catenella,  fin da piccole
Anna Rita:-Ho imparato da sola. La mia mamma era sarta. Si iniziava dal punto catenella. Io guardavo le zie, facevano le coperte, i cappelletti per i bambini. Lavoravano per altri, insomma. Adesso mia nipote Flavia di 12 anni sta imparando da me.

Anna Rita

Anna:- A Cave nel mese Mariano, le vecchiette  recitavano il rosario e  lavoravamo all’uncinetto. Ho imparato lì, sotto casa  vicino alla chiesa di Santa Maria, in un rientro della strada, con le sedie accomodate in un piccolo spazio o sedute sui gradini. Si imparava ascoltando storie. Se lavoravi all’uncinetto ti facevano scendere al rosario, altrimenti si stava in casa ad aiutare. Così Annamaria ricorda le parole di mamma:- Fai le chiacchiere che lavorano!


Marina:-A dieci anni ho fatto le coperte per il sedile dietro della Cinquecento, quella con le doppiette…vrrrum vrrumm vrrrumm. Servivano per abbellirla e renderla più confortevole

Silvana:- Mi sono sposata a 16 anni. Ero curiosa, ho imparato dalle mie vicine di casa. Sapevano  lavorare  molto bene all’uncinetto.

Sofia:- Ce l’ho ancora il libro di Applicazioni tecniche con i lavori all’uncinetto, il ricamo, con le spiegazioni  per travasare una pianta,  per alcuni lavori in cucina o come pagare un bollettino.

Sofia

Natalia:- Anch’io ho imparato l’uncinetto e il ricamo a scuola  durante le ore di Applicazioni tecniche, femmine separate dai maschi.  Ma anche a fare le borsette e il bambi con il pannolenci.
Natalia  disfa alcuni giri per recuperare fili di lana gialla.  Si assaggiano le ciambellette che Silvana ha già cotto nel forno. Natalia  ricorda che  le dosi si possono fare anche a bicchieri: uno di farina, uno di zucchero, uno di olio, uno di vino e uno di anice, di quello fresco perché quello dell’anno prima non ha più sapore.

Nell’albero di lana, una nuova vita
L’ imbottitura degli alberi è proprio il dentro delle coperte, avanzi dei piumoni. Chi ha una coperta vecchia ce la porta. Noi le disfiamo e ricaviamo l’imbottitura per l’albero. Tagliano, danno forma alle stelle da mettere sulla punta dell’alberello con le imbottiture dei cuscini. La grande stella cometa è già terminata e brilla con le lucine tutte intorno.

Per fissare le fasi del lavoro, Anna Maria scatta fotografie. Ritaglia le sagome del presepe . Maria, Giuseppe e il Bambinello  per ora sono solo pezzi di carta posati sul pavimento.

Anna Maria e Rita

Silvana serve la tisana profumata ai frutti di bosco , di un rosso brillante in tinta  con l’ultimo giro delle pezzette: – Vi porto una carezza per l’anima- dice posando sul grande tavolo giallo il vassoio con le tazze fumanti.

Mani che tastano, accomodano, dita che intrecciano anelli di fili con  movimenti veloci e sapienti.   Intanto si prova il piacere anche giocando con parole ritornate alla mente – : E’ ito a pete! E si ricuciono vecchie storie. Come quella della presentazione della sposa :- E’  ito a pete  ripete Annarita raccontando di quando il fidanzato Mario Picchio andò dai suoi genitori per petere la figlia in sposa. Il padre della futura sposa, Nicola Ciocchetto era in cantina. Qualcuno lo chiama, lui molla tutto perché era arrivato un pretendente. Come non ricordare Nicola Ciocchetto, bonaccione e paciere che concludeva le discussioni con quel suo: – Volemoce bene, ca la vita è tanto corta.


Un legame con l’altra cucito a distanza

Rita:-Stiamo lavorando agli alberi di lana da quando con la pandemia  siamo rimasti ognuno  nelle proprie case.
Il nostro lavoro progettato per telefono. Abbiamo iniziato a disfare qualche vecchio maglione. Qualche marito andava  a comprare la lana da Ester,  la merciaia. Passava per le case a portarci i gomitoli di lana. Un ordine grosso. Lasciava la lana al portone. Si scendeva a prenderla. E subito al lavoro: chi faceva le pezzette, chi il contorno rosso, chi le cuciva. Così il tempo passava, spesso volava. Grazia che non sa lavorare all’uncinetto, si dà da fare per recuperare la lana.

A poco a poco, dalle matasse i  fili intrecciati forgiavano  pezzette dalla forma quadrata. L’unione delle singole parti informi avrebbe dato vita a una nuova creazione . Ogni punto, un pensiero al lavoro che l’altra stava facendo. Un legame cucito a distanza.


La spesa come scusa. Si usciva. Una veloce citofonata  all’amica e il passaggio delle pezzette dentro borse anonime. L’altra  le rifiniva con  un contorno rosso. 79 pezzette per 1.20 di altezza, per l’albero grande. Poi le pezzette toccavano  a un’altra per essere cucite in  alberelli di altezze diverse, circa 9.300 pezzette, più di 50chilogrammi di lana, con le grandi stelle.
Se rimanevamo senza, durante la pandemia ci assaliva la tristezza.

L’albero grande, sei metri di altezza, 800 pezzette

Anna Rita :- La voce si spargeva. In tanti ci hanno commissionato gli alberi di lana. Con il ricavato, lo scorso anno  abbiamo fatto regali all’asilo nido e alla  scuola dell’infanzia, tre belle cucinette perché maschi e femmine si divertono tantissimo a cucinare insieme. Ho fatto anche un alberello piccolo per mio fratello Aldo, da mettere sul camper. Un altro alberello romanista per Bruno. Purtroppo è venuto a mancare, glielo lascerò al cimitero, sopra la tomba. Anche a  mia sorella Stefania ho portato un alberello l’anno scorso. Durante la sua malattia, le ho comprato cinque gomitoli di lana per le feste di Natale. Ha iniziato il lavoro, ma non è riuscita a finirlo. Per lei è stato lo stesso un momento confortante e  di sollievo.

L’attesa
Le donne  lavorano e  parlano. Poi silenzio. Allora Anna Maria irrompe : – E’ nato un prete! Si dice così da queste parti quando dopo il parlottìo cala un momento quasi muto.
Lavorano  e disfano. Bisogna disfare  alcune pezzette perché serve  lana gialla.
Già è pronto il sacchetto con le pezzole rosa chiaro e scuro, giallo e azzurro per la Madonna, quello con i colori di San Giuseppe, e il sacchetto con tutte le pezzette che splendono di giallo, per il Bambin Gesù.

Gian Piero intanto spilla l’orlo dell’albero grande

Maria, Giuseppe e il Bambinello ora rivivono il presepe nei colori delle pezzette, accolti in piazza della Repubblica. Calore della vicinanza, condivisione di gesti antichi come i ritmi di una sinfonia:  quattro punti alti, tre catenelle, una maglia bassa, e le catenelle dell’anello magico per la stella, che deve essere perfetto.   Ora l’albero grande di lana variopinta  si erge festoso in piazza Giuseppe Emilio D’Amico, illuminata . Tutto il borgo riluce.  Silenzio intorno.  Nella lunga attesa della  magica notte del Natale