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Georgia O’Keeffe, Ella Maillart Artiste viaggiatrici del Novecento

Tra le due artiste solo in apparenza lontane, due  eventi disgiunti in  questa torrida estate conducono in un viaggio alla scoperta di   affinità   inaspettate.  Al quartiere romano del Pigneto, l’illustratrice Sara Colaone nell’incontro “Bande des femmes” parla di  Georgia O’ Keeffe. Americana, viaggia, fotografa e dipingere. All’ “UlisseFest” nel Piazzale Collenuccio a Pesaro,  Cristina Zamboni legge Ella Maillart. Svizzera, fotografa. Scrive per viaggiare.  
Georgia O’ Keeffe viaggiatrice appassionata e instancabile. Ella Maillart temeraria avventuriera.


Con il viaggio  intendono liberarsi dalle briglie dei condizionamenti di una cultura e di una  società svuotata di senso. Fortissimo per entrambe il rapporto con la fotografia.
L’atelier di Georgia O’Keeffe è la sua auto, la stanza viaggiante del suo  viaggio itinerante. Nasce nel 1887 a Sun Prairie, nel Wisconsin, Midwest degli Stati Uniti. Si stabilirà in Virginia, a Charlottesville, poi a Canyon, nel Texas, dal 1918 a New York. Trascorre l’infanzia tra fiori di campo e composizioni di frutta da dipingere.  Si lascia ispirare dai paesaggi rurali della sua terra e dalla fattoria in cui cresce. La “poetessa dei fiori” vuole farli conoscere al mondo. “Nessuno guarda davvero un fiore perché sono così piccoli -mi son detta- dipingo un fiore, ma così grande che anche i frettolosi abitanti di New York lo noteranno” .  La fotografia restituisce dettagli ravvicinati. O’Keeffe ne cattura l’essenza e trasfigura petali,  foglie, iris, camelie, papaveri  in grandi linee morbide, armoniche, flessuose.

Georgia O’Keeffe, fotografia di Alfred Stieglitz

A New York, i grattacieli dalle forme geometriche pesanti sono lontani dalle  visioni del movimento e della velocità delle coeve Avanguardie europee anelanti a  New York, il modello del futuribile. Dal 1929 visita il New Messico, a sud-ovest degli Stati Uniti. Acquisterà una casa a Abiquiù e a Ghost Ranch. Diventeranno case-studio, ora entrambe case-museo. Le tele si riempiono di colline desolate e infinite. Teschi e carcasse di animali rinvenuti nel deserto trovano spazio insieme alle tradizioni dei nativi americani. Nella  pace  meditativa,  nell’ immensità dei panorami desertici, sperimenta la libertà.

Georgia O’Keeffe, Papaveri orientali, 1928. Olio su tela, 76 x 102 cm. Minneapolis, Frederick R. Weisman Art Museum.
 

Non sopporta la definizione di “artista donna” perché è un sottogruppo, una sotto-unità. Rifiuta la lettura delle sue opere come rimando alla simbologia sessuale. Il marito Alfred Stieglitz, fotografo e gallerista, oltre a ritrarla in numerose fotografie, le dedicherà alcune mostre nella sua galleria al 291 della Fifth Avenue.  Ma Georgia O’ Keeffe, ,  importante co-fondatrice del Modernismo americano, prima donna ad entrare  nel movimento, soffre per quella frenesia consumistica a lei estranea e per le imposizioni di un marito scostante.  Le opere  di O’Keeffe  sempre più accese dai colori dell’arte giapponese, si sottraggono a qualsiasi classificazione Dopo la morte di lui, nel 1946 si ritirerà in completa solitudine nel New Messico. Morirà nel 1986. Le sue ceneri saranno disperse  sulla vetta del Cerro Pedernal, sovrastante il deserto. Sarà la prima donna ad avere una retrospettiva al Museum of Modern Art di New York.  Solo poche mostre in Europa, nel 1993 alla Hayward Gallery di Londra, al Centro Pompidou a Parigi nel 2021 e, curiosamente, fino a maggio 2022 alla Fondazione Beyeler, Basel in Svizzera.

Ella Maillart e Anne Marie Schwarzenbach (voce Cristina Zamboni, Francesca Bonaita violino ) Pesaro estate 2022

Proprio la Svizzera  sarà culla della viaggiatrice avventuriera Ella Maillart, ginevrina, più giovane di 16 anni,  entrambe interpreti di un Novecento nel quale era difficile sia in America, sia in Europa riuscire a sottrarsi alle convenzioni del tempo. Nella piazzetta pesarese, una fotografia riprodotta su uno schermo gigante, attira l’attenzione. Due donne sono in posa prima della partenza per un lungo viaggio.
Ella Maillart è seduta sul cofano della sua Ford, sorride. Accanto, l’amica Anne Marie Schwarzenbach, dallo sguardo perso. Motivazioni diverse spingono le due donne a viaggiare. Ella Maillard avventurosa, talentuosa, giocatrice di hockey su erba, velista, sciatrice, curiosa e giramondo vuole viaggiare nei luoghi più reconditi della terra, per ritrovare uno stile di vita autentico lontano  dal  consumismo occidentale.

Raccolta del cotone in una fattoria statale vicino a Tashkent. Uzbekistan, 1932

L’amica Anne Marie Schwarzenbach, anche lei svizzera di Zurigo, sente di non appartenere ad alcun luogo.  Vagabonda per fuggire al suo male interiore, ma il finale sarà tragico, nonostante la dedizione amorevole dell’ amica Maillart. Smarrita, a metà del viaggio ritornerà in Europa. Morirà nel 1942 a Sils nell’ Engadina, vittima delle sue dipendenze.  Del viaggio intrapreso con l’amica nel 1939, in fuga da un’ Europa in guerra, con la sua automobile, una Ford Cabriolet targata Grigioni,  ne parla nel libro “La via crudele. Due donne in viaggio dall’ Europa a Kabul”.  Ella Maillart da sola, temeraria, giungerà fino in India. Sarà un viaggio per valicare non solo i confini geografici, ma anche quelli fissati sulla carta, a tavolino.   Dirà: “io non mi sento parte di nessun paese, a meno che non sia il mondo”.

Ella  percorre le vie dell’ Oriente in macchina, a piedi, con mezzi di trasporto occasionali, dalla Russia sovietica, al Turkestan, alla Cina, all’ India e poi in Nepal e Tibet. A Pechino, con Peter Fleming, scrittore e giornalista per il “The Times”,  attraverserà l’antica Via della seta fino al Kashmir. Viaggia, fotografa, e scrive. Viaggiare e fotografare  vengono prima della scrittura.  Eppure, i suoi reportage e i libri di viaggio risultano  liberi da ogni costrizione e ritmi dettati dalle testate giornalistiche. La lettura visiva e suggestiva ci accompagna nel viaggio.  Ricrea  le atmosfere dei luoghi e della gente che li abita : carovane lungo la strada in Kirghizistan, donne che raccolgono il cotone in una fattoria in Uzbekistan, il saggio Krishna Menon e i suoi discepoli in India.

A Barga, in Mongolia, le donne della tribù Khalka nella loro yurta di feltro. Cina, 1934

Proprio in India, Ella trascorre la maggior parte del tempo con il più saggio e famoso mistico, Sri Ramana Maharshi, per compiere il suo viaggio interiore. Nehru, primo ministro indiano,  si stupirà quando, in una lettera del ’52, Ella gli racconterà il significato del suo viaggio in India, riportato nel libro “Ti- Puss o la vita con il mio gatto”. Ella Maillart si paragona alla gatta quando viaggia per il suo mondo:  libera, a tratti distante, altre volte deliziata. E forse in Puss c’è qualcosa di Ella.
 Rinuncerà a viaggiare solo negli anni Settanta. Come Georgia O’ Keeffe, anche Ella Maillard si rifugerà lontano dal mondo, sulle alte vette  assurte a sacralità.   Morirà nel 1997, a Chandolin, sopra la Val d’ Anniviers sulle Alpi Vallesi.  Vivrà gli ultimi anni nel  suo piccolo chalet dal nome evocativo, “Atchala”, per ricordare l’India e il suo viaggio verso la conoscenza di sè.    Il cielo immenso illuminato di stelle la avvolgerà come  la vastità dei deserti dell’ Asia Centrale o le acque dei mari, perché “la vastità deve essere in noi” “può essere solo in noi, altrimenti sarebbe solo una dimensione geografica”.
Claudia Piccinelli